Debora Cesar,  Mostra Arte 6.1, Scuola d'arte VisionArts trieste, Scuolad'arte a trieste

O p e r e

 

D e b o r a    C e s a r

 

Debora Cesar nata a Trieste nel 1971, sin da bambina dimostra una propensione per il mondo naturale e ogni forma d’arte, in particolar modo per la pittura che esperimenta da autodidatta. Solo da adulta inizia a frequentare corsi d’arte, prima alla scuola del Vedere poi con il maestro e artista Leonardo Calvo presso la scuola Vision Art. Sempre con il maestro Calvo presenta due conferenze, in una presenta la vita e opere di Salvador Dalì, e nell’altra il tema del parallelismo tra arte e scienza , presso  il Tea Room di Trieste. 

Agli esordi della sua esperienza artistica fa uso della tecnica ad olio, dipingendo paesaggi in stile impressionista e ritratti classici, per poi passare alle tecniche miste sperimentando l’acrilico, il carboncino, le terre, gli inchiostri e l’acquarello; proprio perché quest’ultimo gli è più “ostile” partecipa ad alcuni plein air di acquarello organizzati dalla scuola Vision Art e ad un workshop di urban skechers con l’artista Mario Linhares a Venezia. 

Ancora oggi è alla ricerca di nuove tecniche e stili originali di sempre maggior espressione.

Nella vita privata lavora presso l’ospedale materno-infantile di Trieste come infermiera specialista dopo aver conseguito la Laurea presso l’Università di Padova e aver frequentato due master ed alcuni perfezionamenti nelle università di Bologna, Roma, Firenze e Padova. Attualmente si occupa di formazione e aggiornamento del personale sanitario.

Ama il trekking e gli animali, è proprietaria di tre gatti e un cane, dedica anche il suo tempo ai cavalli; recentemente si è formata nella riabilitazione equestre rivolta ai disabili e bambini con disagio mentale e ritardo cognitivo.

 

P r o p o s t a   A r t i s t i c a

 

 “Siamo sempre, tragicamente soli, come spuma delle onde che si illude di essere sposa del mare e invece non ne è che concubina.” Charles Pierre Baudelaire

In un mondo sempre più “iperconnesso” non siamo ancora  in grado di connettere e congiungere due anime, si parla ma non si comunica, si ascolta ma non si comprende, ci si guarda ma non ci si vede, siamo sempre informati…della nostra ignoranza!

Il tema della solitudine da sempre rappresentato e raccontato nella letteratura e nell’arte mi tocca personalmente, e più che mai in un’epoca in cui c’è l’illusione di aver raggiunto la massima capacità di comunicazione ed informazione, di costruzione di strade e ponti virtuali che superano confini segnati dagli uomini nel mondo; abbiamo invece perso la connessione con la terra e la ragione. In un mare di parole e immagini irresponsabili noi feriamo, giudichiamo e isoliamo le anime. 

Come la spuma delle onde di Boudelaire rimaniamo in superficie e forse per ironia solo la solitudine ci porterà a fondo dove torneremo a toccare la terra e a sentire ancora una  volta il profumo del mare.

Con queste semplici opere l’autrice vuole provocare lo spettatore, stimolandolo a una riflessione e interpretazione personale.